Mini Master di alta specializzazione della durata di 9 ore
CORSO ACCREDITATO AL CNF - 5 CFP
La fruizione del webinar avviene esclusivamente ONLINE in modalità POD
(Play-On-Demand)
Avv. Prof.ssa Francesca Di Muzio
Proc. Dott. Francesco Menditto
Sost. Proc. Dott.ssa Micaela Piredda
Avv. Marina Meucci
Dott.ssa Roberta Vitelli
Modulo 1: FENOMENOLOGIA DELLA VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE: ASPETTI
VITTIMOLOGICI
Docente Dott.ssa Roberta Vitelli
La violenza di genere è un fenomeno estremamente complesso, influenzato da molteplici fattori. Tale fenomeno integra una tipologia di violenza (fisica, sessuale, psicologica, economica) rilevante nella sfera privata come nello spazio pubblico e significativa, soprattutto, nelle fattispecie che colpiscono esclusivamente le donne. È un fenomeno che si atteggia con modalità eterogenee e che racchiude al suo interno una serie di fatti di reato di diverso tipo, accomunati dal contesto e dal soggetto passivo cui sono diretti.In termini criminologici, la violenza di genere è un fattore di vittimizzazione della donna rispetto ai reati a vittima personalizzata, perpetrati nel circoscritto ambito del rapporto intersubiettivo tra autore e vittima. In quest'ottica, la violenza di genere può collocarsi nella categoria dei reati nella cui motivazione rientra il soggetto passivo per i suoi persistenti rapporti con l'autore. Dal punto di vista criminologico, in particolare, tra gli aspetti criminologico - fenomenologici della violenza di genere Mantovani evidenzia, come primo dato, la globalità, in quanto, come risulta dal rapporto dell'Organizzazione mondiale della Sanità, essa interessa tutti i continenti: in tutto il mondo, circa un terzo delle donne (ossia oltre un miliardo) ha subito episodi di violenza.
Modulo 2: FENOMENOLOGIA DELLA VIOLENZA DI GENERE: ASPETTI
CRIMINOLOGICI
Docente Dott.ssa Roberta Vitelli
Un dato fenomenologico riguarda proprio la vittima della violenza di genere che è, generalmente, una donna compresa fra i 35 e i 54 anni, istruita. Le donne che subiscono violenza tendono ad attivare inconsciamente dei meccanismi difensivi di negazione, scissione e rimozione: la donna tende a negare i comportamenti violenti, giustificandoli consequenziali ai propri comportamenti inappropriati; successivamente, tende a tenere separata la sfera emozionale che subisce la violenza, fino ad arrivare a rimuoverla. La vittima di violenza di genere è, peraltro, ad alto rischio di vittimizzazione secondaria a causa dell'inadeguatezza delle strutture predisposte dal nostro ordinamento a rispondere alle istanze di tutela di questi soggetti passivi. Secondo la vittimologia8, il meccanismo di vittimizzazione secondaria comprende le conseguenze negative derivanti sia dalla relazione che la vittima si trova costretta a intrattenere con le istituzioni e le strutture della giustizia e sia dall'impatto con i giudizi dell'opinione pubblica che si interessa delle vicende giudiziarie tramite le notizie fornite dai mass media, i quali alimentano non solo i sentimenti di insicurezza, ma anche giudizi affrettati.
Modulo 3: STRUMENTI DI CONTRASTO IN AMBITO PENALE: LA NORMATIVA
SOVRANAZIONALE ED INTERNA DOPO LA RIFORMA CARTABIA, IL PACCHETTO NORDIO E IL NUOVO DDL SUL CODICE
ROSSO
Docente Proc. Dott. Francesco Menditto
Il Codice Rosso, in esecuzione anche di normativa sovranazionale (soprattutto la Convenzione di Istanbul, ha introdotto in modo decisivo la violenza psicologica come forma di violenza domestica. È inoltre autonomamente richiamata la violenza economica come una delle modalità con cui si esplica la violenza nella dimensione familiare. Sono questi aspetti innovativi e determinanti e la cultura, gli usi e i costumi, la religione, le tradizioni o il c.d. onore non possono essere addotti come ragione giustificatrice di tali comportamenti, anche sotto il profilo di un ridimensionamento sanzionatorio. La riforma del processo penale Cartabia ha appena sfiorato la tematica delle violenze per indirizzarsi senza esitazioni verso una modifica dei caratteri generali del processo penale. Il nuovo pacchetto, con un disegno di legge in 15 articoli, approvato dal Consiglio dei ministri, che va a integrare il Codice rosso. Priorità nei processi, arresto in “flagranza differita”, ristori e, sul piano della prevenzione, rafforzamento dell'istituto dell'ammonimento sui reati spia e dell'utilizzo del braccialetto elettronico, con il carcere in caso di manomissione. Infine la distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi frequentati dalla vittima. Una stretta ulteriore contro la violenza di genere, di fronte a una vera e propria emergenza. Con il nuovo ddl il legislatore è intervenuto nuovamente sulla materia dei reati da c.d. codice rosso, istituendo un nuovo dovere di vigilanza dei Procuratori della Repubblica e dei Procuratori Generali sul rispetto del termine dei tre giorni per l'assunzione delle informazioni da parte delle vittime di tali reati, con possibilità di revocare l'assegnazione del procedimento al singolo magistrato in caso di mancato rispetto del termine. Viene inoltre analizzato il provvedimento (D.d.l. Roccella) del governo contro la violenza sulle donne che rafforza il cosiddetto "codice rosso".
Modulo 4: ASCOLTO DELLA PERSONA OFFESA (Parte 1)
Docente Sost. Proc. Dott.ssa Micaela Piredda
Particolare attenzione e tempestività è assicurata nell'ascolto della persona offesa-vittima di violenza di genere, durante le indagini preliminari. Le norme di riferimento sono gli artt. 351 e 362 c.p.p., a seconda se le sommarie informazioni siano assunte dalla Polizia Giudiziaria o dal Pubblico Ministero. Di regola si procede a tale acquisizione probatoria quando la persona offesa può riferire circostanze utili ai fini delle indagini non sussistendo un obbligo in tal senso, ma una scelta degli investigatori. Tale obbligo sussiste, invece, quando si tratta di persona offesa o di soggetto che ha presentato denuncia, querela o istanza in tema di reati di violenza di genere. Il legislatore con la l. 19 luglio 2019, n. 69 (c.d. Codice Rosso) ha previsto un termine stringente per assumere tali sommarie informazioni, stabilendo il termine di tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela dei minori degli anni diciotto o della riservatezza delle indagini anche nell'interesse della persona offesa. La norma opera una distinzione in ordine alle modalità di ascolto della vittima di violenza di genere a seconda se sia persona offesa minore o persona offesa anche maggiorenne in condizione di particolare vulnerabilità, prevedendo in questi casi l'ausilio di un esperto in psicologia o psichiatria infantile. Per tali soggetti si assicura che in occasione della richiesta di sommarie informazioni, non abbiano contatti con la persona sottoposta ad indagini e non siano chiamati più volte a rendere sommarie informazioni, salva l'assoluta necessità per le indagini. Tale previsione rende necessario procedere per queste categorie di persone offese con l'assunzione delle sommarie informazioni con la forma dell'incidente probatorio raccordandosi tale comma con quanto previsto dall'art. 392, 1°-bis comma, c.p.p., anticipando così l'assunzione della prova nel suo luogo ordinario, ossia il dibattimento.
Modulo 5: ASCOLTO DELLA PERSONA OFFESA (Parte 2)
Docente Sost. Proc. Dott.ssa Micaela Piredda
Studio di casi per esercitazione pratica.
Modulo 6: LA VITTIMIZZAZIONE SECONDARIA NELLE SENTENZE PENALI E CIVILI: LA
MANCATA APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL
Docente Sost. Proc. Dott.ssa Micaela Piredda
La Corte di Strasburgo, con la nota sentenza J. L. c. Italia, ha fatto un importante passo avanti nella lotta alla violenza di genere, prendendo posizione sul delicato problema della vittimizzazione secondaria cui è, spesso, sottoposta la persona offesa vittima di violenza, in una prospettiva nuova e tutt'altro che scontata. La sentenza, tra le molte cose, si connota per la particolare attenzione che dedica non tanto al contesto normativo o alla completezza delle indagini, entrambi elementi comunque necessari ai fini di valutare l'adeguatezza della tutela offerta alla vittima secondo gli standard imposti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e tradizionalmente oggetto del suo scrutinio, ma per l'appunto si sofferma soprattutto sulla “gestione” del processo di merito da parte del giudice e sulla necessità che, anche in esso, venga offerta una tutela adeguata alla vittima e rispettati i diritti ad essa garantiti. nella motivazione della condanna dell'Italia vi è un passaggio logico innovativo, grazie al quale la Corte di Strasburgo opera un delicato bilanciamento tra libertà di espressione e diritto di difesa dell'imputato, da un lato, e tutela dell'onore e dell'immagine della persona offesa dall'altro, stabilendo che i primi non possano spingersi fino a consacrare in verbali d'udienza, atti di causa e sentenze affermazioni offensive sulle vittime, ancorché motivate da esigenze di difesa o coperte da principi quali libertà e indipendenza del giudice.
Modulo 7: STRUMENTI DI CONTRASTO IN AMBITO CIVILE - LA VIOLENZA
ASSISTITA
Docente Avv. Marina Meucci
Ancora una volta assistiamo ad un legittimo e quasi emergenziale intervento del Legislatore volto a tutelare i c.d. soggetti deboli (donne e minori, appunto) spesso vittime dei reati che si consumano in famiglia e che proprio per questo NON si esauriscono (e, direi, non posso esaurirsi) in ambito penale ma riverberano le loro conseguenze (per le vittime ma anche per l'offender) anche su quei diritti ricompresi nel diritto di famiglia. Il Legislatore (anche in ottemperanza a normativa sovranazionale) ha inteso creare un meccanismo di coordinamento e di rafforzamento della sinergia tra diritto penale e civile di tal che le due sfere del diritto coinvolte nel caso della consumazione di reati in ambito familiare, il Giudice civile (anche in fase cautelare) ed il Pubblico Ministero possano intervenire (anche con procedure e provvedimenti a cognizione sommaria) con la massima collaborazione per la migliore e più pronta tutela delle vittime (ed in primis di soggetti minori vittime anche di violenza assistita). Si tratta di comunicazioni ed informative che necessariamente devono giungere dal Pubblico Ministero e dal Giudice penale (che solitamente per primi intervengono in un contesto di urgenza) al Giudice della famiglia ma non solo.
A ciò si aggiunge il dovere (sempre da parte del PM) di deposito di atti delle indagini preliminari e di quelli dell'istruttoria sommaria della procedura di ammonimento (da parte del Questore) al Giudice civile che potrà disporre provvedimenti cautelari di allontanamento e protezione delle vittime nonché regolare in modo specifico le visite ai minori da parte del sospettato.
Modulo 8: AZIONI DI PREVENZIONE ALLA VIOLENZA DI GENERE: LE MISURE PER
GARANTIRE LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO, ANCHE IN SITUAZIONI EMERGENZIALI
Docente Prof.ssa Avv. Francesca Di Muzio
Le misure di protezione e prevenzione contro la violenza sulle donne con particolare attenzione all'ambito domestico e delle relazioni di convivenza, alla vulnerabilità delle vittime e agli specifici rischi di reiterazione e multilesività. Il testo propone modifiche del codice penale, di procedura penale e delle leggi antimafia e misure di prevenzione. L'obiettivo è quello di rafforzare la prevenzione dei delitti e la protezione delle vittime sin dal primo momento della denuncia. Nonostante la recente sensibilizzazione dell'opinione pubblica e gli interventi normativi, in ottica repressiva, elaborati negli ultimi anni con la Legge sul femminicidio del 2013, il recepimento della Convenzione di Istanbul, ed il Codice Rosso, restavano ancora delle lacune nella protezione delle vittime soprattutto nella fase che segue la presentazione della denuncia, applicare il fermo in caso di gravi indizi di delitti previsti dal Codice Rosso, che facciano temere il pericolo per l'incolumità della vittima inoltre, sono state irrobustite le misure cautelari coercitive. E' introdotto l'obbligo di arresto in flagranza dell'indagato in caso di violazione del divieto di avvicinamento alla vittima. L'arresto consegue non solo alla violazione della misura disposta in sede penale, ma anche a quella prevista dal giudice civile. All'arresto dovrà poi seguire l'adozione di misura cautelare coercitiva, per evitare che l'indagato, una volta rimesso in libertà, possa compiere proprio gli atti che si volevano prevenire. Un ruolo importante nella prevenzione dei delitti di genere e domestici viene affidato all'uso del braccialetto elettronico, sia per il controllo dell'indagato agli arresti domiciliari che per monitorare il rispetto del divieto di avvicinamento alla vittima. Le ripetute condanne ricevute dalla Corte Europea dei Diritti umani mostrano in modo evidente il perdurare nel nostro Paese di una situazione di grave sottovalutazione del rischio di escalation delle aggressioni, nei casi di violenza sulle donne (e di violenza nel rapporto di coppia in particolare), ad opera della magistratura. Dall'analisi dei dati non è possibile individuare dei fattori di rischio 'standard', alla cui presenza consegua di regola la richiesta di intervento in sede cautelare e magar>i anche per una determinata misura rispetto ad un'altra. Si nota però, da parte della Procura, una particolare attenzione alle minacce di morte - che inducono a ritenere che la violenza sia arrivata alla sua acme -, alla presenza di minori all'interno del nucleo familiare - con conseguente ampliamento delle persone esposte a pericolo - e all'indifferenza mostrata dall'uomo nei confronti dell'autorità e più in generale della prospettiva di un possibile arresto e/o dell'avvio o dell'esito di un procedimento penale.
Modulo 9: GIUSTIZIA RIPARATIVA E UOMINI MALTRATTANTI
Docente Avv. Prof.ssa Francesca Di Muzio
Intervenire per prevenire nuova violenza nelle relazioni affettive. Anni di esperienza condivisa per mettere al primo posto la tutela delle donne e dei minori, attraverso un lavoro complesso operato su chi la violenza la agisce: l'uomo. Rivolto al recupero degli uomini imputati e/o condannati - e/o sottoposti a misure di sicurezza per reati di violenza nelle relazioni affettive nell'ambito della giustizia riparativa e della tutela secondaria delle donne e dei minori. Gli obiettivi principali sono quelli di destrutturare i costrutti personali e sociali relativi alla violenza domestica dell'uomo, far sì che l'uomo riconosca il proprio agito violento e si assuma la responsabilità del proprio comportamento. NO alla negazione, dunque e NO alla minimizzazione, tantomeno all'attribuzione di colpa verso le vittime. Passando per l'analisi dei fattori socioculturali, relazionali e individuali che sostengono i tipici comportamenti di abuso e sopraffazione, l'uomo sperimenta nuovi modi di relazionarsi che rifiutino la violenza nella risoluzione dei conflitti.
Breve CV docenti
Avv. Prof.ssa Francesca Di Muzio
Specializzata in diritto e procedura penale in particolare (Reati contro la P.A., modello 231, reati contro la persona, reati ambientali, diritto penale del lavoro, violenza di genere, diritti umani, diritto sanitario). Ha maturato esperienza nello studio legale Prof.ssa Paola Balducci in Roma e Prof. Gustavo Pansini in Roma. Titolare della Cattedra di “Lineamenti di Diritto e procedura penale” CDL Magistrale in Psicologia clinica Giuridica IUSVE VERONA.
Relatrice in numerosi convegni e pubblicazioni su riviste nazionali tra queste: Penale.it, Diritti dell'uomo cronache e battaglie, Giurisprudenza penale ed europea e Giustizia riparativa, dalla parte delle vittime edito da Franco Angeli 2018.
Docente di psicologia giuridica anno accademico 2018/2019 Corso di Laurea in Sociologia a Criminologia UNICH. Autrice per Il Penalista edito da Giuffrè editore.
Proc. Dott. Francesco Menditto
Magistrato, già componente del C.S.M., per molti anni ha svolto funzioni di Presidente di uno dei collegi della sezione per l'applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di Napoli. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanciano dal 2011 al 2016, attualmente è Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli (RM). E' componente (indicato dal Ministro della Giustizia) del Consiglio Direttivo dell'Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata. Autore di scritti sulle misure di prevenzione, sulla confisca ex. 1. n. 356/92, sull'amministrazione dei beni sequestrati, sul d.lgs. n. 159/11 (c.d. codice antimafia). Estensore di numerosi provvedimenti in materia di sequestro e confisca pubblicati su riviste giuridiche, redatti quale Presidente del Collegio Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli. Estensore di proposte di sequestro e confisca (in settori innovativi) pubblicati su riviste giuridiche, redatti quale Procuratore della Repubblica. Ha proposto, primo in Italia, quale Procuratore della Repubblica di Tivoli l'applicazione di misura di prevenzione personale nei confronti di persona responsabile di violenza domestica, in particolare maltrattamenti (numerosi Uffici hanno adottato, in seguito, analoga proposta applicata dal Tribunale).
Sost. Proc. Dott.ssa Micaela Piredda
Specializzazione in Professioni Legali, indirizzo giudiziario - forense, presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell'Università degli Studi Roma Tre. Nell'anno 2011 vincitrice di borsa di studio finanziata dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica Italiana per la frequenza del Seminario di studi e ricerche parlamentari ‘Silvano Tosi” istituito presso il Centro di Ateneo per la Ricerca, Trasferimento e Alta Formazione dell'Università degli Studi di Firenze. Diplomata nel 2012 al Master Universitario di Secondo.
Livello in Relazioni Istituzionali, Lobby e Comunicazione d'Impresa presso la L.U.I.S.S. “Guido Carli” di Roma. Nel medesimo anno 2012, conseguito il titolo all'iscrizione nell'Albo degli Avvocati e abilitazione all'esercizio della professione forense. Magistrato con la seconda valutazione di professionalità, ha svolto il primo incarico come Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Macerata (dal 2015 al 2019) e dal 09.09.2019 è Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Velletri, ove riveste anche a partire dal mese di ottobre 2021 il ruolo di Coordinatrice del Tavolo Inter istituzionale attivato nel 2019 per l'implementazione e attuazione del Protocollo Operativo sulla violenza di genere. Dal 2021 Segretario del COMITATO PARI OPPORTUNITÀ presso il Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Roma, nonché membro delle Commissioni Permanenti di Studio dell'Associazione Nazionale Magistrati “Diritto Penitenziario” e “Pari Opportunità”. All'attivo la partecipazione a diverse attività di formazione internazionale, tramite judicial workshop ed exchange training, nonchè la partecipazione - in qualità di relatrice - a diversi convegni sul Codice Rosso.
Avv. Marina Meucci
Avvocato del Foro di Roma. Si è perfezionata in diritto di famiglia anche attraverso il corso biennale di specializzazione per operatori giuridici e psico-sociali dell'Associazione "Famiglia e Minori", con la quale ha effettuato anche attività di ricerca e tirocinio presso il Tribunale per i Minorenni di Roma. Membro del comitato editoriale della rivista semestrale di diritto e psicologia "Famiglia e Minori", per lo studio e le ricerche sulla famiglia ed il minore, dell'omonima Associazione. Curatore speciale dei minori presso il Tribunale per i Minorenni di Roma.
Dott.ssa Roberta Vitelli
Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Psicologa Forense, CTU presso il Tribunale di Fermo, Psicologa dell'età evolutiva, esperta in violenza di genere.